L’isola di Henderson, appartenente al gruppo delle isole Pitcain nell’oceano Pacifico meridionale, tra l’altro riconosciuta dall’Unesco come World Heritage site, è disabitata e collocata in un area che non vede la presenza dell’uomo nell’arco di alcune migliaia di chilometri. Ebbene, su questa isola i ricercatori hanno rilevato la presenza di 37,7 milioni di residui di plastica che equivalgono ad un peso stimato di 17,6 tonnellate.
Negli oceani attualmente viene stimata una presenza di plastica pari a 150 milioni di tonnellate, a cui ogni anno contribuiamo conferendo altri 8 milioni di tonnellate.
Attualmente la produzione mondiale di plastica è pari a 310 milioni di tonnellate (nel 1964 era pari a 15 milioni). Mantenendo questi ritmi potremo ritrovarci nel 2050 con degli oceani che conterranno, in peso, più plastica che pesci. Dagli anni ’50 ad oggi l’uomo ha gettato in natura qualcosa come 6,3 miliardi di tonnellate di plastica, e di questa quantità impressionante soltanto il 9% è stato riciclato. La plastica oggi è presente nei ghiacciai, nella fossa delle Marianne a 10 km di profondità, all’interno di alcune rocce ritrovate alle Hawaii (e definite per questo plastiglomerato). Passando dagli oceani al mar Mediterraneo la situazione non migliora affatto: se nella famosa Isola di plastica presente nel Pacifico settentrionale (./perche-ci-sono-isole-di-plastica) si stima una densità di microplastiche pari a 335.000 per chilometro quadrato, nel nostro mare questa cifra arriverebbe addirittura a 1,25 milioni per chilometro quadrato.
L’essere umano si sta comportando come se la Terra fosse un’immensa area da sfruttare a proprio piacimento, vuoi come una fonte di materiali da utilizzare, vuoi come una discarica su cui sversare tutte le porcherie prodotte dal proprio stile di vita. Non si è capito, o si finge di non capire, che l’Uomo fa parte del “sistema Terra”, ed ogni colpo inferto al nostro Pianeta è un colpo inferto alle future generazioni.