Dal gennaio 2018 la Cina ha detto stop alle importazioni di materiale riciclato dai paesi esteri. Più precisamente da quest’anno non sarà più possibile inviare in Cina 24 tipologie di rifiuti, tra cui il PET delle bottiglie, i sacchetti di plastica, il PVC delle bottiglie di shampoo e detersivi, la carta da macero non selezionata. Dopo alcune decine di anni in cui il mondo ha inviato in Cina praticamente qualunque cosa (le stime del 2017 parlano di circa 7 milioni di tonnellate di rottami di plastica e 27 milioni di tonnellate di carta da macero) da un paio di mesi questo non è più possibile.
Questa decisione avrà importanti ripercussioni a livello mondiale, perché fino ad oggi la Cina è stata il principale sbocco per plastica, carta, metalli riciclati. Adesso l’Europa si trova a dover fronteggiare un problema non da poco, dato che il mercato interno dei prodotti rigenerati ha dei volumi decisamente inferiori rispetto alla disponibilità di materiale. Abbiamo in pratica un enorme differenziale tra offerta e domanda dei prodotti rigenerati. La UE sta pensando all’introduzione di una tassa sugli imballaggi in modo da frenarne i consumi.
Questa situazione che si è venuta a creare potrebbe rivelarsi una buona occasione per rivedere e modernizzare i processi produttivi dei beni di consumo, prevedendo fin dalla progettazione l’impiego di materiali a minor impatto ambientale e un’eventuale seconda vita dei beni stessi. D’altra parte non possiamo far finta che non esista il rischio che alla fine si opti per la soluzione più facile, bruciare tutti i i rifiuti negli inceneritori in modo da far “sparire” il problema. Naturalmente i rifiuti non sparirebbero affatto, verrebbero solo dispersi nell’ambiente. e così facendo il Pianeta subirebbe un (ulteriore) tremendo assalto, e fatalmente la qualità della vita di noi cittadini ne risentirebbe. Già adesso respiriamo un’aria di pessima qualità, peggiorarla ulteriormente non ci sembra una mossa particolarmente lungimirante. Diciamo che in base alle decisioni che verranno prese sarà facile capire se i nostri rappresentanti tengono alla salute dei loro elettori oppure si muovono e decidono soppesando aspetti principalmente economici.
Il problema dei rifiuti non riguarda soltanto l’Europa bensì il mondo intero. Si stima che nel mondo si producano più di 8 miliardi di tonnellate l’anno di materie plastiche, di cui “solo” 49 milioni in Europa. Dato che nei paesi più poveri la gestione dei rifiuti non è minimamente affrontata, molti di queste tonnellate di plastica finiscono nei mari andando a compromettere ecosistemi esistenti da moltissimo tempo. Il riciclo è senz’altro un percorso da incentivare e diffondere laddove ancora non viene applicato, ma forse sarebbe più conveniente spingere le imprese verso l’utilizzo di materiale biodegradabili o comunque a minor impatto ambientale. Il nostro Pianeta, i nostri mari, non sono più in grado di sopportare lo stile di vita “usa e getta” della nostra società.
Una nazione che distrugge il suo suolo. distrugge se stessa. Franklin Delano Roosevelt
Per verificare quotidianamente la qualità dell’aria che respiriamo
www.cheariatira.it